Le fucilazioni del 3 maggio


FRANCISCO GOYA - olio su tela; m. 2,66 X 3,45. Madrid, Museo del Prado


 Musica: End Game - Kevin Toth & The Misfit Game

La mia mano sulla porta, il legno caldo di casa mia.
Batte forte il cuore, batte…
L’invasore, i miei campi, le lacrime sudate su questa terra, su questo grano che fra pochi mesi sarà oro sotto il sole. Nulla è più mio, nulla nostro, nemmeno questa rabbia, questo tremito che ho dentro, nemmeno i tuoi occhi, amore mio, nemmeno questo tuo sorriso. Tutto ci è tolto, tutto strappato. Non posso piegarmi, non posso rinunciare, capiscimi, se puoi.

La mano si stacca piano dal legno dolce dello stipite. Rientro, un’ultima volta ritorno sui miei passi. Tu dormi, e nel sonno sorridi piano. Un bacio, un ultimo bacio. Il morbido sapore delle tue labbra, il tuo respiro tranquillo sul mio volto, il calore delle tue guance. Un’onda di sole mi perfora il petto, una gioia acre e violenta: vorrei strappare questo cuore, ora, e lasciartelo per quel risveglio di dolore che t’attende. Addio, mio tesoro, vita mia. Perdonami, se puoi.

La notte è scura e feroce. I miei compagni fumano piano reggendo le nostre armi di contadini: una forca, nata per baciare il fieno nell’aria fresca di primavera, tra poco berrà il sangue dell’invasore, piegherà il suo ferro contro le ossa di chi ci ha tolto la libertà e la dignità. Una zappa, un bastone. E falci, coltelli, qualche raro fucile.
La luna ci guarda serena, nella pace lontana che tra poco sarà anche nostra. Sappiamo cosa ci attende. Ma è l’unica via.


 Musica: Fabulous Fandango - Daniel Cox 

Il rumore dei passi, cadenzato, lento, si confonde col tamburo che ho dentro al petto. Arrivano. Ignari, non sanno, non temono.
Ecco, ancora qualche secondo, qualche metro… il sapore acre del terrore sulla lingua, il sapore della violenza, il gusto sublime della vendetta.
E via! Un grido squarcia l’oscurità, e tutti insieme fuori dai nostri nascondigli ci avventiamo su di loro. La lama che stringo forte in pugno fende la carne di un uomo, dal basso verso l’alto gli trapassa veloce lo stomaco e il cuore. Il chiarore delle stelle riflesso nel bianco vitreo di quegli occhi morenti, la bava che scende dall’angolo della bocca, la muta preghiera del suo ultimo rantolo, mentre mi guarda spirando. Ho ucciso. Ho ucciso. Un rombo infernale nelle orecchie, lampi di esaltata sofferenza. Ho ucciso. Il suo sangue caldo e denso fra le mani. Ho ucciso


 Musica: End Game - Kevin Toth & The Misfit Game

Breve, questa gloria, breve e intenso l’odore della vendetta.
Le guardie, numerose, sono già qua. Non c’è difesa. Mani legate dietro la schiena in questa marcia forzata verso la morte. Ci fermiamo nei campi. Solo una lucerna fra le canne del fucile e me, solo questa luce sulla camicia bianca a difendermi la vita.
I colpi, esplosi uno ad uno, abbattono i miei compagni. Pedro giace ai miei piedi, il suo sangue si aggruma nella polvere sotto i miei piedi, una fanghiglia rossastra è tutto ciò che resta del suo onore, del suo sacrificio. Sento le preghiere, la disperazione dei miei compagni disfarsi in grida, in suppliche, in desolata umiliazione.

Ora tocca a me. Ho paura. Sento le gambe tremare forte, le viscere liquefarsi di fronte al grigio spietato dei fucili. Paura e dignità, onore e terrore, tremo ancora, sempre più forte, ma non so implorare pietà. Non voglio una vita che non sopporterei.
Addio, mia terra, addio. Addio, amor mio. Perdonami, se puoi. Se lo puoi.

 

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