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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

Visto, si stampi!

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  F: E così, socio, pare proprio che ci siamo. Quando abbiamo cominciato a pensarci? 2013, 2014? È passato troppo tempo, non me lo ricordo più... B: Che poi, se proprio vogliamo fare i pignoli, a pensarci abbiamo iniziato tanti e tanti anni prima... senza consapevolezza, ma più o meno laggiù negli universitari '90... F: Già. Quando ci siamo accorti di cosa volesse dire studiarla sul serio, la storia. Quando ci hanno spiegato che a un certo punto Adolf Hitler, nell'estate del '41, commette un errore decisivo. Un errore senza il quale forse le cose avrebbero preso una piega diversa. Nessuno dei due aveva mai sentito la parola "ucronia", ma già allora ci eravamo detti: e se qualcuno avesse potuto impedire quell'errore? Hai ragione, è nato tutto da lì... ma l'idea è rimasta una chiacchiera da aperitivo almeno fino al 2014, quando cominciavamo a chiederci che cosa fare dopo Quando Arbitro Fischia. B: Domanda che è rimasta prudente nei nostri cassetti per molti

Il Cenacolo dei Poeti

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Era successo che un viaggio programmato da mesi aveva deciso di accomodarsi mesto mesto in un angolo di Malpensa 2000, a guardare gli operatori di terra scioperare beati. Era successo che anche noi cinque avevamo deciso di passare tutta la giornata accampati in mezzo all’atrio del terminal 1, a cercare di consolare il nostro povero viaggio, che dal suo angolino proprio non voleva saperne di tirarsi su, di dare un bacio alla bionda speranza che continuava a chiamarlo piano dall’ Avenida De La Libertade . Alla fine, poverino, aveva pianto tanto da sciogliersi nelle sue stesse lacrime, piovute dopo tre mesi di  siccità spietata sulle nebbie perenni del milanese, accompagnandoci così sulla via del ritorno in treno, increduli, incazzati e assetati di rivalsa. Con la testa infilata nelle cuffie guardai il panorama devastato delle mie amicizie, nel filtro inesorabile e ritmato di Jarabe de Palo. Guardai il nuovo taglio di capelli di Alle, la barba fitta di Cico, i pantaloni marroni di Frank,

Forse solo il tempo di un addio

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  Lei resta in silenzio mentre, lento, prendo coscienza di ciò che non voglio. - Non c'è mai stato nulla... La consapevolezza è ancora una ferita immobile, nell'aria. Non ho la forza di dare forma ad una frase di risposta. Lui mi guarda, in silenzio capisce le opzioni che danzano nella mia testa. L'impianto auricolare mi porta dritto nel cervello il ronzio dei generatori che stanno parecchi livelli al di sotto di dove ora ci troviamo. Il mio è un impianto di ultima generazione che da Hong Kong mi è arrivato al prezzo di una piccola fortuna. Strano mondo davvero quello che pulsa elettrico in questa notte di lampi e presagi di temporali. Strano mondo che riparte e si ferma di nuovo, in un balletto sincopato su note che di musicale non hanno nulla. È soltanto un brandello di consapevolezza: lo sposto nel cestino e ne distruggo il contenuto. Appena eseguo il comando mi rendo conto che forse ho commesso un errore. Quel brandello di passato credo sia una prima tessera di un

La favola della realtà

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  Ci siamo tutti un po' stancati dell'interazione virtuale. Sono in tanti ( uno per esempio lo conosco bene) a scrivere che vedersi su Zoom & C. non è la stessa cosa. Perché non è reale. Perché è una rappresentazione della realtà, ma non è la realtà. Aridatece il mondo reale, quello in cui ci si vede e ci si tocca e ci si annusa. Ineccepibile. Epperò, facciamolo un ragionamento su questo termine: "realtà". Da decenni sappiamo per certo ciò che i filosofi ci dicono da secoli: la realtà in quanto tale non esiste. Platone parlava di ombre danzanti sul fondo della caverna, la fisiologia ci parla di ombre elettriche proiettate su una rete di neuroni. Ma il concetto non cambia. Quando passeggiamo e godiamo del soffio del vento sulla pelle, non sentiamo il vento. Il vento attiva migliaia di recettori, che sparano altrettanti segnali elettrici. Che si uniscono a quelli che il timpano produce quando onde di pressione nell'aria lo scuotono. Che si sommano a quelli che

Convito a casa di Levi

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  Paolo Veronese - Venezia, Gallerie dell'Accademia, 1573  Musica:  Bullet Proof,  Morcheeba Cosa vedi? Attorno a te, intendo. Cosa vedi? L'altro rifletté più di un attimo prima di rispondere. Si appoggiò alla colonna e si lasciò rapire dal brusio che dalla tavolata saliva verso le volte dell'esistenza di quel pezzo di mondo.   “Nui pittori si pigliamo licenza che si pigliano i poeti et i matti”   Per fortuna che quel tizio ci offre la cena, perchè con quello che ho perso oggi... L'uomo che stava parlando era all'estremità del tavolo, attorniato da acoltatori abituali. Era famoso in citttà, era uno dei più scaltri prestatori di denaro della regione. Sempre a lamentarvi voi! Cosa dovremmo dire noi allora? Voi! Ah, non fatemi parlare! Voi? Ma voi avete una ricchezza che neppure riesco a sognarmi! Sono giorni che non vi vedo in Borsa: siete riuscito ad evitare questo periodo nero e non ci state rimettendo nulla. Io, invece... ...Voi, invece, controlla