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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

With Or Without You

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Per me  With Or Without You  non sono gli U2. Sono le tette di Elena. Sono quella consistenza e quella morbidezza sconosciute, appoggiate dolcemente sulla mia camicia leggera di quattordicenne, mentre le spalle e i fianchi dondolano incerti nei primi – e forse ultimi – passi di lento della mia vita. Dalle note lunghissime e dolenti della chitarra di The Edge, da quel basso invadente, scendono ondate di caldo profumo e risale un’idea sconvolgente. Sei veramente in contatto . Niente di spirituale. Contatto fisico, attrito, materia, volume. Un mondo ignoto che si disvela. La colpa è di Spotify, naturalmente, che mi spara la voce tormentata e precisa di Bono nell’abitacolo della macchina. Un breve viaggio nel primo buio di una sera invernale diventa un trapano che scava un buco nella memoria e fa uscire un raggio di luce colorata, dritto dritto dal 1987.   La festa delle medie non è un fatto determinato nel tempo. E’ una categoria dello spirito, un archetipo, ma questo Elio l’ha capito già

Ecco che soffia!

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  Vengo subito al sodo: c'è un modo per fare del nero senza farsi beccare? Legalmente , non so se mi capisci. Ci sono notti che ti restano appiccicate addosso per tutta la vita. In realtà senza un motivo. Non parlo, badate bene, di notti stellate adolescenti attorno ad un paio di chitarre in riva al mare, di notti odorose di maggio passate con quella ragazza che pensate sarà per sempre e che ora neppure sapete dove sia. Oppure di quelle notti rincorse a tirare l'alba seduti sul cofano di un auto a chiacchierare di tutto con l'amico che vi conosce meglio di voi stessi. No, altre notti intendo. Notti come tante altre, ma che per qualche motivo ti restano dentro, addosso. Senza fare troppo rumore, che giusto quando stai per dimenticartene saltano fuori, all'improvviso. Una di quelle notti mi è appena tornata a fare visita, oggi come allora una Luna Rossa cerca di diventare il pianeta di tutti, lasciando per un po' il ruolo di satellite ad altri. Siamo da Gilda, com

Ma com'è cominciata questa cosa qui?

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“Ma io non so com'è nata questa cosa qui, e quando mai è cominciata” cantava Ivan. Neanche io lo so, francamente, quand’è cominciata questa cosa qui. Di sicuro dopo il 1987, quando Bassi e Friggeri erano solo due nomi su un elenco, quello degli alunni della classe IL del Liceo Scientifico Aldo Moro. Due quattordicenni in un mondo senza cellulari, scaraventati in una classe che sarebbe stata una benedizione per le loro vite, di uomini e narratori. Narratori, sì, perché dopo tre romanzi e un quarto in dirittura d’arrivo non ce la sentiamo di usare quella parola là. Sì, quella che inizia per scrit e finisce per tori. Ché certe parole, se non stai bene attento, è un attimo che diventino parolacce. Ma comunque. Liceo Moro, si diceva, lL che sarebbe cresciuta fino a diventare la Quintaelle, che non è una classe ma un nome proprio (consultare Nueter Forever per ulteriori dettagli). Pulcini fiduciosi affacciati sull’orlo dell’adolescenza, Bassi un cespuglio di capelli lisci su una sciarpa