Un castello di banconote

 


Che bel castello di carte hanno costruito questi bambini, vero? Ma se guardate con attenzione, noterete un particolare non trascurabile. Non sono carte, ma banconote. Mazzette di Papiermark, per la precisione.

Negli anni '20 del secolo scorso l'economia tedesca, già duramente provata dallo sforzo bellico, si trovò a dover sopportare anche le pesanti riparazioni di guerra imposte dal trattato di Versailles. Per pagarle, il governo di Weimar cominciò a stampare moneta in quantità sempre maggiori, generando una rapida e incontrollabile inflazione. I prezzi salivano in modo vertiginoso nell'arco della stessa giornata, e i salari dovevano essere spesi nel più breve tempo possibile, prima che il denaro guadagnato non valesse più niente. Questo generava a sua volta nuova inflazione, in una spirale diabolica. All’inizio del gennaio 1923 ci volevano 6.890 marchi per un dollaro, e alla fine del mese il cambio era salito a 48.390 marchi. E poi ancora a 193.500 a giugno, a 11,4 milioni ad agosto, per toccare la vetta nel novembre del 1923, quando per un dollaro servivano più di 4.200 miliardi di marchi.

L'inflazione colpì violentemente soprattutto le classi sociali più deboli, che non potevano permettersi di acquistare oro e altri beni rifugio. Si tornò rapidamente al baratto, mentre montagne di denaro valevano quanto carta straccia e venivano usate per accendere il fuoco o, come in questa foto, per far giocare i bambini. Milioni di tedeschi affamati non aspettavano altro che l'arrivo di qualcuno pronto a intercettarne la rabbia e la disperazione.

In un simile contesto economico e sociale, un giovane caporale austriaco muoveva i primi passi nella politica, alla guida del piccolo Partito Tedesco dei Lavoratori. Molto presto ne avrebbe cambiato il nome in Partito Nazionalsocialista Tedesco Dei Lavoratori.

Di questo e molto altro potete leggere in Klaus, il nostro quarto romanzo, che racconta (anche) l'ascesa al potere di Adolf Hitler.

 

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