Che cos'è lo sport?
Molti anni fa, quando avevo più capelli sulla testa e meno chili intorno all'ombelico, nel mio gruppo di amici c'erano diverse praticanti e appassionate del pattinaggio a rotelle. Noi maschietti testosteronici le perculavamo di gusto apostrofando l'esercizio in questione come "attività pedale". Ci rifiutavamo di riconoscere dignità di sport a una cosa che si faceva con i vestitini di paillettes e le musichette. Questo dava adito ad accesi dibattiti su cosa fosse sport e cosa no, ma devo dire che non siamo mai giunti a una conclusione. La domanda si riaffaccia puntuale ogni quattro anni, quando la kermesse olimpica ci rende tutti, per 17 giorni, appassionati tifosi di discipline delle quali, nei rimanenti 1443, concepiamo a malapena l'esistenza.
Che cos'è lo sport, quindi? "Definire" è una bellissima parola. Viene dal latino, e significa "tracciare confini", porre limiti, distinguere una cosa da un'altra. Quali sono allora le caratteristiche che distinguono lo sport dalle altre attività umane?
Per provare a rispondere, prendiamo uno sport che sia tale senza se e senza ma. Lo sport per eccellenza: i 100 metri piani. La più ancestrale fra tutte le gare, quella che fanno anche i bambini. Vince chi arriva prima.
Nei 100m non conta come corri. In realtà non conta neanche se corri. Potresti anche farli saltellando su una gamba sola, a carponi, a capriole: se arrivi prima degli altri, hai vinto. Le caratteristiche generali di questa gara mi sembra che siano tre: atletismo, oggettività e competizione. Questo sport richiede un gesto atletico che ti porti dal punto A al punto B. Il risultato è assolutamente oggettivo, conta solo il cronometro. E ci devono essere avversari da cercare di battere: non conta solo arrivare, conta chi arriva prima.
Di queste tre caratteristiche, l'unica che accomuna tutti gli sport "olimpici" è la terza, perché le olimpiadi sono una serie di gare, per assegnare una medaglia serve una competizione. Tuttavia consideriamo pacificamente "sport" anche molte attività che non hanno carattere competitivo. Gli appassionati di jogging o di aquagym non fanno sport? L'alpinista che scala la vetta non è uno sportivo? Il cicloamatore che si alza alle 5 di mattina per arrancare fra le nebbie sulle salite intorno a casa, potrà forse essere un caso umano ma è indiscutibilmente uno sportivo. E via di seguito.
Il gesto atletico può essere considerato sinonimo di sport? Le amiche di cui sopra obiettavano che i pattinatori compiono gesta atleticamente straordinarie, che richiedono forza, velocità, coordinazione, resistenza. Ma lo stesso si può dire della danza classica, ad esempio. Eppure nessuno si sognerebbe di paragonare Roberto Bolle a Leo Messi. D'altronde molti sport, anche olimpici, hanno una componente atletica minima o inesistente, per esempio il tiro a segno. Mi si obietterà che servono coordinazione, controllo della muscolatura, ecc. ma questo vale anche per moltissime attività che non hanno niente di sportivo. Oppure vedreste bene una medaglia olimpica per l'uncinetto? Ci sono poi discipline puramente intellettuali pacificamente riconosciute come sportive, come gli scacchi o diversi giochi di carte.
L'elemento "oggettivo" della prestazione era ciò che faceva litigare di più noi maschietti con le pattinatrici. Nei 100 metri la prestazione deve essere oggettiva e misurabile, conta solo il "quanto", non il "come". Ci sono invece moltissimi sport in cui conta soltanto il come. Tuffi, nuoto sincronizzato, karate kata, ginnastica artistica e ritmica. Qui lo sport consiste nell'eseguire "bene" determinati movimenti, e chi li fa meglio vince. È un giudizio, infatti servono i giudici. Negli sport più diffusi la tecnica è meramente strumentale per raggiungere uno scopo diverso e oggettivo: tagliare per primi il traguardo, o mettere la palla in rete, nel canestro, nella buca. Mentre in questi sport la tecnica è il fine, non il mezzo. E spesso a quello tecnico si aggiunge l'elemento estetico, perché la performance deve essere "bella", e nella bellezza ci stanno anche aspetti come l'abito, la musica, il trucco.
Ragionando anche solo su queste tre caratteristiche, la realtà empirica ci pone di fronte a situazioni difficili da interpretare. Ovviamente non devono essere presenti tutte e tre perché si possa parlare di sport. Ma se dicessimo che ne basta anche solo una, allora dovremmo chiamare "sport" anche cose che sportive non sono. La danza è gesto atletico, ma non è sport. Una gara per la miglior torta di mele è competizione, ma non è sport. E via di seguito, trovate voi gli esempi.
I dizionari non ci sono d'aiuto nel dirimere la questione. Prendiamo la Treccani: "Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (accompagnandosi o differenziandosi, così, dal gioco in senso proprio), sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, proprio di ogni attività lavorativa."
La difficoltà dell'autorevole estensore mi pare evidente. Ci sta dentro praticamente di tutto. Di fatto questa definizione non pone alcun confine, perché forse la questione è proprio qui, forse lo sport è una categoria empirica, fluttuante, quindi non definibile.
Questo mio tentativo comincia ad assomigliare in modo preoccupante alla diatriba tra Hobbes e Schopenhauer nel decidere che cosa sia un ubriaco, divinamente raccontata nelle pagine di Stefano Benni.
Comincio a pensare che Sport sia una di quelle parole che servono a definire la realtà, più che il contrario. Come la Poesia, il Tempo o la Qualità. Tutti sanno cosa sono, ma nessuno può rinchiuderle in una gabbia concettuale. Allora lasciamo che lo Sport sia libero, sconfinato, contraddittorio e vitale. Come le persone che lo praticano e le emozioni che genera.
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